I miei lavori sono meditazioni ascetiche sul profondo, eseguite tra il sorgere ed il calar del sole, in una dimensione atemporale fatta di buio e di luce.
Supporti lucenti adombrati dal pigmento.
Come nella ricerca alchemica che partendo dal nero arriva, per gradi, all’illuminazione.
I temi, scavati nel pigmento con un punteruolo, trattano dell’ordine e del caos.
Gli ingredienti della ricerca si contrappongono all’ inconsistenza virtuale del contemporaneo, riscoperti nelle botteghe del rinascimento.
Il soffice pigmento, il bianco gesso di Bologna, l’odorosa colla di coniglio; poi il legno, il rosso bolo armeno; le impalpabili foglie d’oro luccicanti, l’allume di rocca salata, il caldo
rame e bronzo, il gelido alluminio, la dura pietra d’agata.
La mia avanguardia è ciò che non muta, il buon disegno, ovvero, l’indagine filosofica su ciò che appare.
Le mie sono archeologie degli abissi, che emergono come le immagini, di luce riflessa.
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